Paura e ansia normale, somiglianze e differenze.
La paura è un’emozione del tutto normale, indispensabile per permetterci di evitare un pericolo esterno: senza paura non saremmo in grado di avvertirlo né di proteggerci.
Essa riguarda sia la specie umana che quella animale ed, essendo guidata dall’amigdala, area del cervello legata alle emozioni, consente una risposta di attacco o fuga immediata, veloce e non mediata dal ragionamento.
Ciò che differenzia sostanzialmente la paura dall’ansia, è il fatto che la prima riguarda un pericolo reale, mentre la seconda si riferisce ad una minaccia percepita, perciò a un pericolo ipotetico; inoltre, quando la minaccia cessa, anche la paura scompare, mentre nel caso dell’ansia, essa può mantenersi anche in assenza dello stimolo che la innesca.
L’ansia, infatti, può presentarsi in assenza di un pericolo oggettivo, si attiva quando una situazione viene percepita come dannosa e può persistere sia quando anticipiamo un possibile scenario temuto, che quando la minaccia non esiste più.
Ansia normale e patologica.
Sia l’ansia che la paura sono stati psicologici utili ed adattivi, anche se è necessario distinguere tra ansia “normale” e ansia “patologica”, ovvero tra un vissuto funzionale e utile ad affrontare con motivazione le situazioni temute, piuttosto che eccessivamente intenso e bloccante.
Quando l’ansia diventa patologica, anziché sentirsi motivati ed in grado di gestire ciò che ci spaventa seppur con uno stato di attivazione, ci sentiamo in balia del nostro stato emotivo e tendiamo ad evitare ciò che temiamo.
Un esempio di ansia normale può essere l’emozione di irrequietezza e preoccupazione che precede un esame importante e che ci porta ad impegnarci nella preparazione dello stesso. Essa si spegne nel momento in cui l’esame viene svolto e può essere considerata utile per consentirci di affrontarlo al massimo delle nostre potenzialità, come se ci trovassimo a gestire una situazione che ci spaventa, ma che sappiamo di poter domare.
Quando l’ansia invece diventa eccessiva, come ad esempio se temessimo di avere un attacco di panico guidando l’automobile in autostrada, potrebbe succederci di agitarci solo al pensiero della situazione temuta e di cercare di evitarla in ogni modo.
Non affrontare ciò che ci spaventa, porta a consolidare la credenza che sia effettivamente pericoloso e che non disponiamo delle risorse necessarie per gestirlo, motivo per cui l’ansia si mantiene nel tempo e può consolidarsi in un disturbo.
La cura dei disturbi d’ansia: terapia cognitiva e mindfulness.
Numerosi studi evidenziano come la terapia cognitiva possa aiutare notevolmente nel risolvere i disturbi d’ansia: essa propone un approccio psico-educativo alle emozioni e al funzionamento psicologico di tali problematiche, e tecniche di auto-osservazione che permettono di riconoscere i pensieri che caratterizzano gli scenari ansiogeni, per poi imparare a gestirli efficacemente.
La terapia cognitivo-costruttivista, in particolare, consente di dare significato ai vissuti che accompagnano tali difficoltà, inserendoli nella propria storia di vita e portando consapevolezza al modo in cui ci approcciamo a noi stessi e alle situazioni che incontriamo.
L’approccio mindfulness-based, inoltre, si è rivelato negli ultimi anni estremamente interessante nella cura delle problematiche legate all’ansia, ampliando le strategie utilizzate in terapia cognitiva con pratiche di meditazione.
Queste ultime favoriscono un atteggiamento mentale di accoglienza e non giudizio verso tutto ciò che accade nella nostra esperienza interna, permettendo di affrontarlo e di osservare e poi lasciar andare i pensieri che generano il vissuto di sofferenza.